sabato 22 novembre 2008

imballaggi 3

Imballaggi speculativi

Se delle volte , come quella citata prima, l’ingegno è di recupero, tante altre volte è speculativo:

Un prodotto vale poco, non c’è corrispettivo merceologico?
Si decide di vendere il prodotto in quantità molto ridotte, per moltiplicare l’utile all’ennesima potenza?
Si deve creare l’illusione che serva, tanto da spingere all’acquisto compulsivo (ma con giustificazione morale accettabile)?

Ecco allora entrare in campo la psicologia,. E cosi via libera ai persuasori occulti:

La grafica accattivante. Diciture ridondanti o addirittura menzognere.
Foto sulle confezioni . Si è arrivati all’assurdo di riprodurre altro sulla confezione, tutelati dalla dicitura che quanto illustrato è meramente indicativo di ciò che si può fare con il contenuto.
Confezioni “isolanti”, visto che la psicologia di massa ha rilevato che, più una società è “affollata”, tanto più gli individui tenderanno a voler essere “gli unici” a toccare, a possedere un articolo. E non è neanche necessario che uno abbia un ego ipertrofico, per cadere in questi tranelli, basta che sia un “normale acquirente”

Per cui, onde non sommergere il mondo di spazzatura, bisogna,per lo meno, eliminare tutto il non necessario.

Bisognerebbe ridurre gli imballaggi all’indispensabile e fare in modo che questo indispensabile sia riciclabile.

E l’unico modo di farlo, è
premiare con la scelta i produttori che eliminano e contengono al massimo gli imballaggi che non sono riciclabili.
Ed esercitare una pressione ferma di non-scelta su coloro che non lo fanno.

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