mercoledì 3 febbraio 2010

Politikē téchnē


Anche la spesa si fa politicamente!

Nel fare acquisti si attuano tanti criteri di scelta che vanno ben al di là della mera convenienza economica.


Un buon esercizio per rendersene conto è questo, diviso in tre fasi:

1

Prima ci si siede e, tranquillamente, su di un pezzo di carta si prova a scrivere quante
piccole regole etiche si possono rispettare facendo degli acquisti.
Con tranquillità, perché tutta una serie di informazioni che abbiamo relegate in
un angolino del cervello sembrano agganciarsi e venire fuori piano, piano
e noi dobbiamo dargli il tempo necessario.
2

Poi si va a fare la spesa, sia essa alimentare o meno
3
Al ritorno si mettono gli acquisti sul tavolo, si prende la lista scritta e,
oggetto per oggetto, si verifica quante scelte etiche si è riusciti a rispettare.
Si deve cercare di capire se siamo riusciti a collegarle all’oggetto nel momento della scelta,
o
se certi criteri ce li siamo più o meno deliberatamente dimenticati.
Il risultato può essere che realizziamo che spesso siamo “indifferenti” nell’atto di agire le nostre idee, nel momento nel quale l’azione si concretizza, prevalgono altre considerazioni.
Oppure stiamo vivendo dicotomicamente.
Una parte di noi pensa, parla in un modo, un’altra parte agisce meccanicamente ed acriticamente, succube di tutto ciò che la bombarda.

Come quello della spazzatura, anche questo esercizio ripetuto periodicamente ci può portare ad acquisire un senso critico nella scelta,
un senso che sia coerente con ciò che pensiamo.

E non è la guerra di Sancho Panza contro i mulini a vento che ci aspetta,
ma un avvicinamento all’armonia con noi stessi e con tutto ciò che ci circonda.