Inutile buttare tutto quello per cui siamo inorriditi o sentirsi in colpa (aggrava solo il senso di inanità che già pervade molte vite e peggiora lo stress), conviene fare un
secondo passo.
All’atto di un acquisto, considerare:
1. Da dove viene? Chi l’ha prodotto e come?
2. Perché sento l’impulso a comprare questa cosa?
Alle prime domande chiedersi :
- In caso venga da più di 100 km dal luogo dell’acquisto, valeva la pena di fargli fare tutta questa strada (con tutto ciò che ne deriva: carburante, inquinamento, risorse umane)?
- Se i materiali con i quali l’hanno prodotto sono naturali: ha prodotto depauperamento di risorse naturali?
- Se i materiali sono sintetici: le scorie di lavorazione o di fine uso, inquinano? Sono riciclabili?
- La mano d’opera può essere pagata poco, ma non sfruttata. No assoluto al lavoro minorile. È garantita la tutela della salute? sono garantiti i diritti dei lavoratori?
- Se i materiali con i quali l’hanno prodotto sono naturali: ha prodotto depauperamento di risorse naturali?
- Se i materiali sono sintetici: le scorie di lavorazione o di fine uso, inquinano? Sono riciclabili?
- La mano d’opera può essere pagata poco, ma non sfruttata. No assoluto al lavoro minorile. È garantita la tutela della salute? sono garantiti i diritti dei lavoratori?
Alla seconda domanda:
- Ho una pulsione coatta per gratificarmi?
- Sto seguendo una moda per sentirmi parte del “gruppo”?
- Serve a che: benessere fisico, spirituale?
Se a queste domande non sai dare una risposta coerente con il tuo impegno di “persona”, soprassiedi, non mancherà l’occasione per trovare l’oggetto giusto e varrà molto più la soddisfazione di fare la cosa giusta al momento giusto della delusione di ora.
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